USF1, la Formula 1 made in Usa: ascesa e declino in un anno

Povera Formula Uno. Adesso non solo una scuderia non riesce neanche a portare in pista le sue paventate vetture, ma rimane anche a piedi dopo la decisione di vendere i motorhome per ripianare i debiti di un’avventura mai iniziata. Succede anche questo nel grande Circus. La protagonista della vicenda è la USF1, la squadra che doveva riportare alla ribalta l’interesse per le ruote scoperte aldilà dell’Atlantico.

Sembrava una bella sfida sportiva in salsa yankee, ma oggi è stato scritto l’ultimo atto di una tragi-commedia tipica più dei canali dei telefilm che di quelli sportivi a stelle a strisce. L’ascesa e il declino nel giro di un anno del progetto della casa di Charlotte è l’esempio evidente di come la Formula Uno sia diventata una macchina che oltre a produrre grandi ricchezze, ne mangia altrettante e per i piccoli team ogni minimo passo non calcolato può portare alla crisi irreversibile.

Le colpe di tutto questo ovviamente vengono rimbalzate tra i vari attori ma è anche vero che di quel vento di rinnovamento tanto sbandierato lo scorso anno è rimasta (anzi, è tornata)solo la Mercedes. Già detto della USF1 (a proposito, l’asta per adesso è ferma a 10 mila euro), anche la Stefan GP non ha potuto prendere il via alla stagione per gli stessi motivi e anche la Lotus e l’Hispania, giusto per citare le ultime due arrivate, non se la passano granchè.

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