Siamo a febbraio. Giorno otto, per la precisione. Uwe Gemballa, omonimo proprietario dell’azienda di preparazione automobilistica, scompare nella zona sud dell’Africa, raggiunto dalla Germania con un volo aereo diretto a Johannesburg. Il giorno seguente, in una telefonata al figlio, il noto tuner richiede un’ingente somma di denaro, all’incirca un milione di euro. Giustificazione? Dovrebbe utilizzarli per la sistemazione di un misterioso incidente in cui è incappato. Mah. Poi il silenzio: nulla più si sa sul biondo personaggio.
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Enzo Ferrari muore oggi, come ventidue anni anni fa
È il 14 di agosto del 1988, una domenica: ad un passo da ferragosto, nel bel mezzo delle vacanze estive – che lui tanto odiava –, se ne va. Lo fa silenziosamente. Aveva novant’anni. Allo stesso modo, il giorno successivo, con il sole ancora tiepido, viene salutato per l’ultima volta. Solo da quelle persone, oltre ai congiunti più stretti, che lui stesso aveva annotato su di un foglio – si dice – in un cassetto. Lo chiamavano il Drake, forse in memoria di quel sir Francis Drake, corsaro inglese del sedicesimo secolo. Per la sua determinazione nella gestione degli affari. Ventidue anni fa mancava Enzo Ferrari, il celebre patron del Cavallino.
Due supercar della famiglia reale del Qatar incriminate dall’autorità britannica
Da qualche giorno a questa parte, YouTube, il contenitore di video sulla piazza virtuale, ha segnalato una straordinaria presenza di supercar di notevole valore – automobilistico ed economico assortito – che scorrazzano nel reticolato di strade attorno al centro di Londra. E, se già non l’aveste immaginato, la maggior parte delle stesse proviene da famiglia arabe: qualcuno, interrogato sul fatto, postilla che un’affluenza estiva di vetture sportive (tra le altre, Lamborghini, Pagani, Bugatti, Rolls Royce, Ferrari et similia) nella capitale britannica sia una consuetudine estiva e che esse scompaiano con l’arrivo del Ramadan, il digiuno imposto dalla religione islamica (che inizia l’undici agosto).