L’espediente per prendere la parola ed esternare il proprio pensiero, John Elkann, vicepresidente della Fiat, lo coglie con l’annuncio Fiat della chiusura dello stabilimento di Imola (per la produzione di macchine per l’agricoltura) in programma tra due anni. Rimarranno a quel punto solo quattro strutture dislocate sulla penisola.
“L’auspicio di tutti noi è che alla fine di questa crisi ci possano essere meno produttori di auto. Sfortunatamente quello che sta accadendo oggi è il contrario, con il nostro gruppo che, per esempio, si è trovato a fare i conti con un calo del mercato equivalente al 25 per cento. Tocca a noi ma vale la stessa cosa per le aziende europee che, nonostante il supporto di molti governi, vive una crisi ancor più visibile. Il problema di fondo è legato alla sovracapacità, tant’è che saremmo in grado di produrre il 50% di auto in più di quelle che vengono comprate, lo dicono i numeri: la nostra è una capacità produttiva di 940 mila vetture, mentre nel 2008 le auto prodotte sono state 630.000, a Mirafiori 140.000 a fronte di una potenzialità di 300.000. Dunque, speriamo che con questa crisi ci siano soluzioni di consolidamento”.