“Fiat ha raggiunto un accordo con Chrysler Group LLC e gli altri soci di Chrysler relativamente all’esercizio da parte di Fiat della “Incremental Equity Call Option” spettante a Fiat ai sensi dell’Operating Agreement di Chrysler”. Così si legge nell’incipit del comunicato stampa diffuso dalla società italiana Fiat S.p.A., all’indomani del raggiungimento del 46% della proprietà della società statunitense Chrysler Group. Il conglomerato di aziende nostrano ha ingranato la quinta marcia, come si suol dire (se ci fossero rapporti ancora superiori, avrebbe scelto pure quelli): in poco meno di un mese, la società ha dapprima portato la propria partecipazione al 30% del totale, per poi, in queste ore, aumentare ancora ulteriormente la proprietà (un incremento aggiuntivo del 16%).
John Elkann
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Fiat – Marchionne: nuovo patto (2010-2014) e spin off, i dettagli
Lingotto padrone della scena delle utime – e delle prossime – ore. Dopo l’addio di Luca Cordero di Montezemolo, che ha lasciato la presidenza a John Elkann, Sergio Marchionne conquista la scena e alimenta ulteriormente le curiosità e l’interesse attorno all’universo Fiat. Spin off, strategie di produzione, modelli futuri. Nulla è stato lasciato al caso: l’attesa rispetto agli scenari immediatamente futuri del gruppo automobilistico che è leader indiscusso del panorama nazionale è stata accantonata.
Il panorama illustrato dall’Amministratore delegato del Lingotto garantisce già voli pindarici: 34 nuovi modelli nei prossimi 5 anni da lanciare nel mercato europeo, 17 restyling realizzati per i due terzi da Fiat e per il restante terzo da Chrysler. A conti fatti, una produzione di sei milioni di vetture entro il 2014. I numeri italiani: 170 mila auto annuali in produzione a Mirafiori, 250 mila a Pomigliano d’Arco per un totale di oltre un milione e mezzo di vetture realizzate nei sette stabilimenti italiani nei prossimi 4 anni per un investimento complessivo di 26 miliardi di euro. E’ lo stesso Marchionne a illustrarne i dettagli, premettendo che il processo di sviluppo non è altro che il frutto di un adeguamento voluto da mercato:
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John Elkann (Fiat): “Settore auto in crisi, occorre aggregarsi”
L’espediente per prendere la parola ed esternare il proprio pensiero, John Elkann, vicepresidente della Fiat, lo coglie con l’annuncio Fiat della chiusura dello stabilimento di Imola (per la produzione di macchine per l’agricoltura) in programma tra due anni. Rimarranno a quel punto solo quattro strutture dislocate sulla penisola.
“L’auspicio di tutti noi è che alla fine di questa crisi ci possano essere meno produttori di auto. Sfortunatamente quello che sta accadendo oggi è il contrario, con il nostro gruppo che, per esempio, si è trovato a fare i conti con un calo del mercato equivalente al 25 per cento. Tocca a noi ma vale la stessa cosa per le aziende europee che, nonostante il supporto di molti governi, vive una crisi ancor più visibile. Il problema di fondo è legato alla sovracapacità, tant’è che saremmo in grado di produrre il 50% di auto in più di quelle che vengono comprate, lo dicono i numeri: la nostra è una capacità produttiva di 940 mila vetture, mentre nel 2008 le auto prodotte sono state 630.000, a Mirafiori 140.000 a fronte di una potenzialità di 300.000. Dunque, speriamo che con questa crisi ci siano soluzioni di consolidamento”.