A Rotterdam, in Olanda, è tutto pronto per la Shell Eco-marathon Europe 2013, ventinovesima edizione dell’evento organizzato dal gruppo Shell rivolto agli istituti superiori e le università del Vecchio Continente e dell’area del Mediterraneo in cui i team di giovani studenti, seguiti dai loro docenti, si sfidano con prototipi e urban concept che hanno l’obiettivo di macinare più chilometri consumando il meno possibile.
L’Italia si presenta a Rotterdam sul circuito cittadino intorno ad Ahoy Rotterdam con 12 team rappresentati dall’Università degli Studi di Basilicata, dal Politecnico di Torino, dall’ITIP Bucci di Faenza, dall’ITI/IPSIA A. Ferrari di Maranello, dall’Istituto Comandini di Cesena, dall’Università degli Studi di Catania, dall’ITIS Leonardo da Vinci di Carpi, dall’Università del Salento e dal Politecnico di Milano i cui membri del team abbiamo incontrato nel loro quartier generale presso il Dipartimento di Meccanica dello stesso politecnico.
I ragazzi del Politecnico di Milano sono ormai degli habitué della competizione (hanno iniziato nel 2005) con tanto di record fatto segnare nel 2011 nella categoria E-mobility con una vettura a energia solare. Ma il PoliMi (abbreviazione di Politecnico di Milano) è stato ospite fuori concorso anche di altre edizioni della Shell Eco-marathon (oltre a quella europea ne esistono una americana e una asiatica) con risultati migliori di quelli ottenuti dai vincitori. Il team di quest’anno è composto da tre docenti, tre ricercatori e una quindicina di studenti/laureandi triennali e magistrali che si sfideranno con un gran numero di loro colleghi italiani e non. Si pensi che nella scorsa edizione della Shell Eco-marathon Europe parteciparono circa 200 team costituiti da 3000 studenti da 21 paesi.
I ragazzi di PoliMi, quasi tutti afferenti al Dipartimento di Meccanica, gareggeranno sia nella categoria Prototipi che in quella UrbanConcept rispettivamente con il team Mecc H2 (nome del veicolo Artemide, alimentato a idrogeno) e Mecc e (nome del veicolo Daphne, alimentato a batterie) di cui potete vedere alcune immagini in galleria durante le loro preparazioni prima della partenza per Rotterdam. In queste vetture, così come per tutti i team, è necessario avere dei piloti non solo in grado di guidare (non sempre si ha a disposizione un tradizionale volante, ma può capitare anche qualcosa di più simile a dei joystick), ma anche con il peso adeguato. Scherzosamente alcuni membri del team hanno fatto notare che non è sempre facile trovare uno studente o una studentessa (solitamente queste ultime in numero nettamente inferiore nei politecnici) con un peso di 50 Kg che è il minimo che un pilota deve avere in una delle due categorie. Con veicoli come quelli in gara, realizzati quasi esclusivamente in carbonio e dove tutto è misurato al grammo, il peso di ogni singola componente della vettura, sia essa umana o meno, va tenuta sotto controllo perché influisce sul risultato finale della gara. Pesi maggiori, infatti, portano a consumi superiori.
Ciò che può stupire visitando il “laboratorio” del PoliMi è il laboratorio stesso. Dimenticate laboratori in stile film americani. I ragazzi lavorano in un mini prefabbricato dove tutto è prodotto da loro stessi artigianalmente. Con i fondi che ogni anno vengono messi a disposizione per il progetto Shell Eco-marathon (in media una cifra tra gli € 15000 e gli € 30000 a seconda delle evoluzioni delle vetture) questo gruppo fa davvero di tutto. Dalla progettazione delle vetture alla loro realizzazione sotto ogni aspetto fino agli spostamenti del gruppo per partecipare alla gara. Fortunatamente vengono loro incontro anche degli sponsor che i ragazzi, da soli, sono riusciti a trovare negli anni. Sponsor che non forniscono denaro, ma materiali e laboratori in cui gli studenti si possono cimentare nella realizzazione di ogni singola componente. Un’esperienza formativa non indifferente che mette gli studenti davanti alla realtà del come si fanno le cose che sui libri o i computer non è possibile fare.
Girando per il laboratorio si vede davvero di tutto. Non solo le monoposto (le due in gara e una “dismessa”), ma anche strumentazioni, banchi di prova, piani di lavoro, schemi, utensili. Non mancano poi le componenti che alimentano le vetture e che vengono testate e ottimizzate prima della partenza (immagine al lato). Lavori che richiedono del tempo. Restando in tema di tempo, per la realizzazione di una vettura in grado di partecipare a una edizione della Shell Eco-marathon i ragazzi del PoliMi hanno indicato siano necessari da un minimo di circa 6 mesi in su. In genere, comunque, per una vettura ben progettata e che possa essere competitiva, un team come il loro (un totale di una ventina di persone) può farcela in massimo 12 mesi.
Le ambizioni dei ragazzi del PoliMi sono non da poco visto l’alto numero di partecipanti. Sperano di piazzarsi con i due team tra i primi dieci nelle due categorie. Meglio ancora se in posizioni da podio per poter “intascare” i premi messi a disposizione nella competizione. Premi in denaro che non vengono comunque divisi tra i componenti del team (almeno nel caso dei ragazzi del PoliMi), ma che vengono intelligentemente investiti per la partecipazione alla gara dell’anno successivo.
Domani la cerimonia di apertura della manifestazione a Rotterdam. Evento con cui Shell cerca di promuovere la sua immagine di energy company legata anche alle energie alternative e rinnovabili e non solo ai combustibili fossili. L’inizio della gare è previsto anch’esso per domani, venerdì 17, e dureranno fino a sabato 18 maggio 2013, salvo condizioni meteo avverse. Un in bocca al lupo ai ragazzi del PoliMi e a tutti i team italiani in Olanda per la Shell Eco-marathon Europe 2013.
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