A partire dal 2017, Toyota smetterà di produrre auto nel suo stabilimento australiano di Melbourne. Si tratta di una delle centrali più grosse della casa automoblistica, con 4.000 dipendenti a rapporto.
La decisione ‘dolorosa’ è stata presa per un insieme di cause negative, quali ad esempio l’alta competitività del mercato e la solidità del dollaro australiano. Inoltre, Toyota ha verificato una riduzione della produzione dei veicoli nel Paese.
La decisione è arrivata direttamente da Akio Toyoda, numero uno del gruppo, che ora lavorerà per trovare nuove misure da adottare.
La notizia è stata accolta in maniera pessima dai dipendenti e dall’azienda, come ha dichiarato il Ceo australiano Max Yasuda. Anche per lui, che ha dovuto motivare la decisione in fabbrica, la ‘colpa’ è da ascrivere alle condizioni sfavorevoli del dollaro australiano, nonché agli alti costi di produzione su una economia di bassa scala. Yasuda ha menzionato inoltre l’elevata competitività data da accordi commerciali correnti e futuri, quali i fattori che rendono “non fattibile” proseguire nella costruzione delle vetture.
Troppi sono i fattori fuori controllo, malgrado i profitti ottenuti in passato. La perdita dal punto di vista delle operazioni manifatturiere si è fatta sempre più elevata e malgrado gli sforzi occorre chiudere bottega.
Anche Ford chiuderà la produzione in Australia, un anno prima rispetto a Toyota, lascando senza lavoro 1200 operai. Nel 2017 chiuderà anche GM Holden, con la conseguenza di realizzare ben 3000 licenziamenti.
Si temono conseguenze per ciò che concerne la catena di forniture e molti altri comparti. La conseguenza più grave, però, potrebbe essere una forte recessione economica.