Morgan Motor Company, due nuovi veicoli sono possibili

Morgan Motor Company, casa automobilistica britannica, mette in cantiere una nuova serie di veicoli, da realizzare, in un futuro venturo. Lo fa, per ora, solo per bocca del Direttore Operativo dell’azienda, che ha provato a costruire un muricciolo di attenzione attorno alla propria fabbrica di veicoli sportivi (o tendenzialmente tali), che, per la sua piccola consistenza, è rimasta quasi sempre in disparte, ai bordi del grande vociare mondiale. Dopo la nuova Morgan EvaGT, Gran Turismo (come dice il nome stesso) destinata alle famiglie sportive attente alla comodità, c’è posto per qualcos’altro. Ma cosa?

Charles Morgan ha ristretto il campo di interesse a due categorie di veicoli ben precisate. Definite, insomma: il Direttore Operativo, congiunto dello storico fondatore (che diede vita alle attività dell’azienda nel 1909) ha affermato che un’automobile sarà ibrida ed una, per converso, sarà qualcosa di maggiormente emozionale.

In soldoni, c’è posto, nel programma, per una Morgan spinta da un propulsore diesel e da un’unità elettrica (LIFEcar 2, questo il nome del progetto), che, secondo il relatore, avrà la possibilità di disporre di un’autonomia di 1000 miglia circa (1600 chilometri, metro più, metro meno). Interessante. E per una tipologia di automobile (a dire il vero, lasciata volutamente piuttosto nebulosa) che lo stesso responsabile del design Morgan, Matt Humphries, ha definito “più estrema, con un valore di intrattenimento reale”. Intrattenimento?

Dunque, da quel che pare di capire, Charles Morgan e compagnia bella vorrebbero mantenere l’immagine di produttori di vetture emozionali, sentimentali, nostalgicamente calate nella parte di un automobilismo antico, pur adattandosi al diktat delle norme ecologiche, che costringono i produttori di automobili a sforzi che prima non erano contemplati nelle cose da fare.

Ciò si parafrasa, per il Direttore Operativo di Morgan Motor Company, nel realizzare propulsori maggiormente efficienti. Tutto qui. Egli spera che la metodologia di costruzione, artigianale, della propria azienda automobilistica rimanga tale. Pur concedendosi un altro piccolo passo verso la modernità (con l’ibrido).

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