Lo spegnimento dei semafori ha determinato con puntualità certosina la partenza del Gran Premio di Melbourne. Le qualifiche avevano decretato, ancora una volta e anche in avvio di stagione, lo strapotere del campione del mondo che, alla guida di una Red Bull strepitosa, era stato in grado di rifilare oltre sette decimi al secondo, Lewis Hamilton. Nello zig zag Red Bull-Mc Laren che ha monopolizzato le prime quattro posizioni non vi è stato spazio per Fernando Alonsoretto a partire dalla terza fila, nè per Felipe Massa, ottavo alle spalle di Rosberg.
Si inizia con un minuto di silenzio per il dramma del Giappone: attimi coinvolgenti, partecipati. Poi, è stagione al via: semafori rossi, luci spente, si parte. A partire alla grande è Sebastian Vettel: dietro di lui Hamilton, Webber, Petrov e un ottimo Massa che rosicchia tre posizioni. Non buoni gli sprint di Alonso, nono, e Button, sesto. Mentre l’iridato in pochi giri riesce a fare il vuoto, alle sue spalle tiene testa il duello fra Button e Massa che si affiancano spesso: tale battaglia, costante, consente ad Alonso di approfittarne per avvicinare il duo in combutta.
Al nono giro i primi sette sono Vettel, Hamilton, Webber, Petrov, Massa, Button, Alonso. Solo al dodicesimo giro Button riesce a lasciarsi dietro Massa ma i giudici di gara lo mettono sotto inchiesta per il taglio di chicane nel sorpasso ai danni del brasiliano: la penalità inflittagli è quella di passare a velocità ridotta per i box. Nel frattempo, cresce – per tempi e posizioni – l’altro ferrarista: Fernando Alonso comincia a essere il migliore su pista a partire dal tredicesimo lap, ovvero quando inizia il valzer del primo pit stop. Si fermano tutti e, alla fine della sostituzione delle gomme, ci si ritrova con Vettel di nuovo in testa e Hamilton secondo a una distanza di 6,5 secondi. Dietro di loro: Webber, Petrov, Alonso, Button, Massa.
Giornata amara per Michael Schumacher che in ventitre giri si ferma ai box per tre volte a causa di problemi tecnici e, dulcis in fundo, è costretto al ritiro. Ai box dirà: “Queste sono le corse: qualcuno mi ha bucato una gomma e danneggiato una sospensione, la macchina non andava più”. Al trentesimo giro: Vettel, Hamilton, Petrov, Massa, Webber, Alonso, Button. Immediato erroraccio di Hamilton: l’inglese sbagglia una curva e nel fuori pista danneggia il fondo della macchina. Il danno pare brutto: c’è un pezzo di macchina che striscia sull’asfalto. Intanto, Alonso si avvicina evidentemente a Webber, che è più lento: l’australiano gli dà una mano enorme andando fuori pista al momento di rientrare nei box.
Il ferrarista gli passa davanti, al cinquantesimo giro le posizioni sono le seguenti: Vettel, Hamilton, Petrov, Alonso, Webber, Button, Perez. Non cambierà più nulla: Vettel è in parata verso una meritata vittoria, Hamilton gli sta dietro e per la prima volta nella storia del circus un russo sale sul podio. Un quarto – con Alonso – e nono posto – Massa – non possono affatto entusiasmare il Cavallino, alle prese con un ritardo visibile rispetto alla monoposto di Vettel ma in netta ripresa rispetto a quanto mostrato nel corso delle qualifiche: Alonso, soprattutto, è sembrato per lunghi tratti del Gp in grado di competere a suon di giri veloci. Non è ancora la vettura che ci si attende ma il ritardo non pare incolmabile.