Due case automobilistiche che hanno di recente fronteggiato la crisi grazie all’intervento statale: parliamo di Gm, finita in bancarotta nel 2009 e salvata con 49,5 miliardi dollari in aiuti governativi, e Chrysler, la quale ha potuto disporre di 12,5 miliardi di dollari in aiuti per il riassetto. La ricezione di finanziamenti governativi ha comportato, in entrambi i casi, una conseguente restrizione negli stipendi dei dirigenti che sono vincolati al recepimento di un bonus rispetto ai relativi stipendi. Gm, a fronte di introiti per 4,77 miliardi di dollari nei primi tre trimestri dello scorso anno, ha messo in conto di sborsare ai 53.000 iscritti al sindacato profitti azionari per più di 3.000 dollari per lavoratore. Chrysler, la cui perdita nel 2010 è stata di 652 milioni dollari, ha affermato per bocca dirigenziale che avrebbe pagato ciascuno dei lavoratori sindacalizzati un bonus di 750 dollari. L’amministratore delegato Chrysler, l’italiano Sergio Marchionne, ha infatti detto che tutti i dipendenti riceveranno un premio di produzione relativo all’anno appena archiviato nel momento in cui la casa automobilistica avrà introdotto 16 nuovi modelli.