Ci sono dei dolori che sono impossibili da dimenticare. Quello che ancora oggi prova Adrian Newey ne é un esempio lampante. Basta pronunciare un nome, quello del pilota brasiliano Ayrton Senna, per provocare nell’ingegnere un’ emozione difficile da controllare. Proprio Newey, infatti, in quel maledetto 1994, era il progettista della Williams del campione brasiliano e solamente nel 2005 è riuscito ad uscire assolto dall’infinito processo sulla morte di Senna che lo ha visto tra i vari imputati. Newey e Frank Williams infatti, sono stati assolti dalla pesante accusa di omicidio colposo. A distanza di 17 anni da quell’indimenticabile 1 maggio sul tracciato di Imola, Adrian Newey ritorna a parlare di quel pomeriggio, dando una sua interpretazione sull’incidente mortale che sconvolse il mondo della Formula 1. Tutta colpa di quel maledetto sterzo rotto improvvisamente? Secondo l’ingegnere capo della Red Bull non é andata proprio così. “È cosa certa la rottura del piantone dello sterzo nell’incidente di Ayrton. Quello che non si è mai capito è se la rottura è avvenuta prima o dopo il terribile schianto. È stato davvero il piantone a provocare l’uscita di strada di Senna? Dalle immagini la monoposto non sembrava avere un sottosterzo innaturale. Se si fosse veramente rotto lo sterzo la vettura non avrebbe avuto quel comportamento in curva. Ma ci sono altri dettagli su cui ragionare: il retrotreno ha improvvisamente allargato. Il pilota ha cercato quindi di decelerare ma la vettura è andata dritta. Io la mia ipotesi l’ho fatta: è possibile una perdita di pressione della posteriore, magari dovuta a un detrito dell’incidente precedente. Io penso sia andata così al povero Ayrton”. Queste dunque le parole alla stampa inglese di uno degli ingegneri di punta del Circus. Una ipotesi che Newey ha rilanciato negli ultimi tempi nel difficile tentativo di dare una risposta al “mistero” di quella maledetta domenica a Imola.