Formula 1, Montezemolo scrive a Repubblica: “Italia e la Ferrari non si arrendono”

Caro direttore, l’articolo da voi pubblicato ieri “La Nazione dei perdenti” merita una risposta che sento il dovere di dare come Presidente della Ferrari e come italiano“. Inizia così la lunga lettera che Montezemolo scrive al quotidiano “La Repubblica” in risposta a quanto scritto lunedì dal quotidiano all’indomani della disfatta di Abu Dhabi. Nelle parole di Montezemolo, c’é l’intenzione di difendere a spada tratta l’operato della Ferrari che ha sì “ha commesso un grave errore e perso il mondiale all’ultima gara”, ma non ha mai “abbassato la testa. Al contrario questa stagione, forse una delle più tormentate e difficili della mia gestione – continua -, porta il segno di una rimonta cercata, e in gran parte raggiunta, con straordinaria determinazione e sacrificio da tutta la squadra fino all’ultimo gran premio“.

Per il numero 1 del Cavallino, ciò che conta è che la squadra abbia combattuto unita fino alla fine. Cosi è stato quest’anno, cosi è sempre stato nelle ultime undici stagioni che hanno visto la Ferrari vincere quasi cento gran premi e conquistare 14 titoli tra mondiali costruttori e piloti battendo le case automobilistiche più importanti del mondo“.

Montezemolo sottolinea che “di perdente in Ferrari non c’è proprio nulla, meno che mai lo spirito delle persone che vi lavorano. Nella nostra lunga storia abbiamo sempre dimostrato di saper vincere e perdere con onore. Quando facciamo degli errori, come in questo caso, li riconosciamo, li analizziamo e poi torniamo a guardare subito avanti in attesa della prossima sfida. Questo è da sempre il nostro Dna sia che si tratti delle competizioni sia che si tratti di costruire e vendere in 57 mercati le più belle macchine del mondo, tenendo alta l’immagine dell’Italia (…). E’ inaccettabile e falsa la tesi secondo cui siamo una nazione di perdenti“.

Nel testo, il manager difende non solo la Ferrari e tutti coloro che in Ferrari lavorano con passione e sacrificio, ma si erge a paladino anche di quella che lui stesso definisce “una grande Italia che non molla e combatte fino alla fine, spesso vince, talvolta perde con onore, ma non si arrende. Come italiano, da sempre impegnato nella difesa del made in Italy, trovo inaccettabile e falsa la tesi secondo cui siamo una nazione di perdenti. Al contrario l’Italia deve tutto alle tantissime storie di successo, grandi e piccole, di quegli italiani che combattono e spesso vincono nonostante le tante anomalie del proprio Paese. Non mi riferisco solo agli imprenditori che sfidano una competizione internazionale sempre più dura, ma ai milioni di ‘italiani ignoti’ che tutti i giorni nella pubblica amministrazione, nelle scuole, nelle università, negli ospedali, nelle fabbriche, nelle forze armate e di polizia fanno il proprio dovere a dispetto di tante difficoltà”. Insomma, la nostra è e resta “ una grande nazione“.

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