Come sempre avviene, prima o poi, i fatti vengono a galla e tante cose iniziano pian piano, ad essere più chiare. Nel famoso scandalo della Baviera si parla di tangenti, una banca (la BayernLB) e di due personaggi di primo piano: da una parte troviamo Bernie Ecclestone, dall’altra il capo della sezione rischi della su citata banca in questione Gerhard Gribkowsky. Ed è stato proprio il responsabile dell’istituto bavarese a scatenare la guerra di accuse e controaccuse. Gribkowsky, che si trova in galera dallo scorso gennaio, ha iniziato a collaborare con la giustizia e sul suo conto sono stati trovati depositati ben 44 milioni di dollari che riportavano a società delle Mauritius e delle Isole Vergini molto vicine al boss della Formula Uno Bernie Ecclestone. Una brutta storia che ora rischia seriamente di scrivere la parole fine sull’impero del numero uno della Formula Uno. Ma il buon vecchio Bernie, abituato da sempre ad avere a che fare con problemi giudiziari, é partito all’attacco, iniziando la sua personale strategia difensiva con una ammissione: “E’ vero, ho pagato una tangente a Grbkowsky”. Una dichiarazione che però non pensiamo potrà servire a salvare Ecclestone: “Mi ha detto che potevo pagare oppure accettare un’inchiesta per giri di denaro poco chiari e difendermi. Sarebbe costato tempo e denaro: così ho preferito pagare“. La situazione, del resto, è complessa e trae origine dal tentativo di scalata ai diritti della Formula Uno. Che riporta inevitabilmente a Rupert Murdoch. E sono in tanti ad aver intravisto dietro questo nuovo terremoto nel Circus una chiara regia in risposta alla guerra per il potere scoppiata negli ultimi tempi. E nel mezzo di questa nuova tempesta, ovviamente non poteva certo mancare la voce di Max Mosley. L’ex numero uno della Fia infatti, forse ricordandosi anche la sua storia, non perde tempo e attacca: “Ecclestone dopo l’ammissione di corruzione farebbe bene a fare un passo indietro, a dimettersi”.