Che l’AD di Fiat, Sergio Marchionne, avesse un rapporto conflittuale con l’Italia, i suoi lavoratori e le sue istituzioni, si sapeva. Ma forse nessuno si aspettava delle dichiarazioni dure, e per molti versi irrispettose, come quelle di ieri sera.
Intervistato da Fabio Fazio nella trasmissione televisiva “Che Tempo che fa“, l’uomo con il golfino ha candidamente ammesso che “La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia“ e che la Fiat non può continuare a gestire fabbriche sempre in perdita in quanto “nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010 arriva dall’Italia“.
Il colloquio catodico è poi continuato con le immancabili “ramanzine” al mondo del lavoro italiano e la sua efficienza, qualche battuta sulla politica (non scenderà in campo) e le accuse a Fiat di essere rimasta in piedi con i soldi dello Stato, alle quali Marchionne ha prontamente ribattuto dicendo che “tra il 2008 e il 2009 la Fiat è stata l’unica azienda che non ha bussato alle casse dello Stato, diversamente da quanto fatto da molte concorrenti europee“.
Fra le prime reazioni alle parole del neo-CEO di Chrysler si segnala quella di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, secondo cui “Marchionne è il prototipo dell’imprenditore che scarica sui lavoratori colpe che non hanno. La verità è che vorrebbe andarsene dall’Italia“.
Ed ora guai a pensare che sia finita qui: ci aspettano giorni – se non settimane – di fuoco sull’asse Lingotto-Italia.
[Via | Repubblica]
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