In un periodo in cui quasi tutte le case automobilistiche stanno puntando, almeno per un pezzo di mercato, sull’auto elettrica o ibrida, la Fiat ha deciso di prendere una strada del tutto diversa.
Non che la casa torinese volesse evitare del tutto il mercato dell’auto ecologica, ma ha deciso di puntare su un motore a doppia alimentazione gas e benzina. Una scelta innovativa e vista con molta perplessità da molti. Ma come mai è stata fatta questa scelta? Lo hanno spiegato gli ingegneri stessi del Centro Ricerche Fiat al sito Treehugger.
TECNOLOGIA NON ALL’AVANGUARDIA – Il motivo principale è da ricercare nella “mancanza di sostenibilità” dell’auto elettrica. Per dirla in altre parole, per gli ingegneri Fiat questa tecnologia non è ancora matura. L’autonomia è troppo limitata (mediamente è di appena 160 km), i tempi di ricarica sono troppo lunghi ed il costo troppo elevato. Un’auto ibrida ha più o meno gli stessi problemi, anche se con parametri differenti.
Inoltre queste tecnologie sono molto costose, ed in un periodo in cui il mercato dell’auto stenta a decollare per la crisi economica, far pagare tanto un’automobile è un bel rischio. Una ibrida in media, secondo i calcoli della Fiat, costa 9 mila dollari (circa settemila euro) in più di un’auto a benzina, una elettrica 21 mila (17 mila euro), mentre una a metano quattromila dollari (circa tremila euro). Che con i prezzi attuali del gas ci mette almeno due anni per ripagarsi. Un po’ il discorso che facevamo noi qualche giorno fa: dipende dall’uso che se ne fa dell’auto. Se si percorrono pochi chilometri è più conveniente un’auto a benzina che una elettrica o a metano.
La linea Natural Power di Fiat invece è molto diversa, a cominciare dalla conformazione dell’auto, più piccola e leggera in modo da farle consumare di meno. Anche il serbatoio è piccolo, ma permette con il dual fillup di utilizzare due combustibili diversi, abbattendo le emissioni. Inoltre il centro ricerche ha preferito investire nell’efficienza dei motori più che nella conversione, portando ad un taglio di un quarto della CO2, l’emissione di particolato quasi a zero e la riduzione dal 23 al 90% di altri agenti inquinanti. Vedremo se alla fine questa scelta pagherà.
[Fonte e foto: Treehugger]