Se l’Italia va male sui mercati, la Fiat va peggio. Oggi l’agenzia di rating Bernstein ha declassato il titolo Fiat a “neutral”. Un outlook negativo ma non troppo, visto che poteva andare decisamente meno bene. Su questo downgrade ha pesato sicuramente lo sciopero generale in tutti gli stabilimenti Fiat di oggi che, per la prima volta, ha tenuto chiuse tutte le fabbriche italiane contemporaneamente.
Ma per Bernstein il problema non è solo lo sciopero. Anzi, questo sarebbe solo la punta dell’iceberg. E dopotutto se la perdita di credibilità internazionale fosse legata soltanto ad uno sciopero, ci sarebbe da preoccuparsi. Il motivo per cui l’agenzia ha declassato la principale azienda italiana sta nella gestione non proprio trasparente.
I MOTIVI DEL DECLASSAMENTO – In particolare secondo gli analisti la casa torinese sembra particolarmente in difficoltà sui mercati esteri. In Brasile c’è stato un crollo, ed il ritorno dell’Alfa che è stato ulteriormente rimandato, unito al fatto che prodotti “vendibili” ce ne sono davvero pochi fanno il resto. Anche l’alleanza con Chrysler, che sembrava il fiore all’occhiello della nuova gestione Fiat, si sta dimostrando una palla al piede.
La casa di Detroit si è indubbiamente ripresa dopo aver rischiato il fallimento, ma ancora non è solida dal punto di vista finanziario, ed il fatto che da un momento all’altro potrebbe nuovamente entrare in crisi non dà stabilità al gruppo. Secondo gli analisti inoltre il bilancio Fiat potrebbe presentare brutte sorprese, e così, dopo la fiducia delle passate valutazioni, ora è il caso di infliggere un brutto colpo alla casa torinese.
Nonostante questo però c’è ancora fiducia. Secondo il broker infatti la speranza di Fiat si chiama Sergio Marchionne, che secondo gli analisti potrebbe avere un piano B, ma forse anche uno C o D per uscire dalla crisi, in particolare attraverso Chrysler. A pesare sulla valutazione probabilmente ci sarà anche la decisione se “uscire dall’Italia”, come ventilato nei giorni scorsi da Marchionne, o rimanervi, ma con un sacrificio da parte di tutti. Il Governo continua a ribadire che non c’è il rischio di chiusura delle fabbriche italiane, ma nei prossimi giorni ne sapremo sicuramente di più.
[Fonte: Milano Finanza]
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