Il meteo bizzarro complica la vita alla Spagna. Non c’è solo da registrare la pessima situazione meterologica del Canada, dove ogni giorno gli organizzatori dei XXI Giochi Olimpici Invernali si devono inventare soluzioni per far fronte all’emergenza climatica: anche nella penisola iberica il tempo non dà tregua. Dopo le prove di Formula 1 a Valencia – dove il meteo è stato clemente concedendo giorni di sole (tanto che si è risolta anche la 33esima edizione della Coppa America di vela) – la scorsa settimana a Jerez la pioggia non ha dato tregua (se non nell’ultimo giorno) e anche nella seconda sessione di prove sul circuito Andaluso, la grande protagonista è stata la pioggia. Tra pericolo acqua e asfalto bagnato, tra le prime scuderie a lamentarsi c’è la Ferrari che sul proprio sito internet ha avanzato l’ipotesi di spostare le future prove del 2011 in paesi più caldi. “Potremmo andare a Sakhir o ad Abu Dhabi, i costi per la logistica sarebbero più cari, però in quella zona di Mondo c’è un grandissimo interesse per la F.1 e il tempo non sarebbe così inclemente” hanno fatto sapere dal team di Maranello. Quindi addio Spagna, nonostante la Rossa abbia nella penisola iberica il main sponsor – il Banco di Santander che verserà nelle casse della scuderia del Cavallino circa 200 milioni di euro spalmati in 5 anni – e il pilota su cui si fa più affidamento, Fernando Alonso, è spagnolo, accolto dal record assoluto di pubblico per una prova a Valencia. Certo, in medio oriente gli interessi commerciali della Ferrari sono molto elevati tanto che ad Abu Dhabi è sorto il primo Ferrari World e quindi è ovvio che a Maranello abbiano tutte le intenzioni per abbandonare la Spagna nel pre-stagione. Ma come dar torto alla Ferrari quando ci si ritrova a fare i conti con pioggia e asfalto bagnato? Attenzione, però. Lo scorso anno in Bahrain le prove furono interrotte per una tormenta di sabbia e la F60 fu una delle peggiori macchine realizzate dalla Ferrari. Per ora le prove spagnole sono molto soddisfacenti, perché, allora, abbandonare un Paese “portafortuna”?