La Renault batte la Fia 2-0. Almeno per ora. Nel day after la vittoria in sede civile da parte di Flavio Briatore, ex team manager della scuderia francese e di Pat Symonds, ex direttore tecnico, reintegrati nel mondo della Formula 1 dal Tribunal de la Grande Instance del tribunale di Parigi, è tempo di commenti. Briatore era stato squalificato a vita lo scorso settembre dalla Fia, ma secondo la sentenza parigina, la decisione è “irregolare” e per questo ha anche ottenuto un risarcimento di 15mila euro, nonostante la richiesta fosse di 1 milione. Si chiude così forse l’ultimo capitolo dell’era Mosley in F.1: non è un mistero che l’ex boss della Fia volesse riprendersi qualche rivincita sui team che durante la stagione appena conclusa avevano minacciato di lasciare la Federazione per dare vita ad un campionato parallelo. “Era un personale desiderio di rivincita di Mosley” era la linea di difesa di Briatore che accusava il Consiglio Mondiale di essere stato imparziale, in quanto chi aveva condotto le indagini lo aveva poi condannato alla radiazione. “Il male che mi ha fatto Mosley è stato grandissimo – ha dichiarato subito dopo la sentenza Briatore, che non era però presente alle lettura del verdetto –. Mi hanno restituito la libertà e la dignità di parlare”. Ma la vittoria dei due ex tecnici della Renault potrebbe rivelarsi inutile. La Fia ha infatti deciso di passare al contrattacco pubblicando un comunicato in cui ricorda che le squalifiche di Briatore e Symonds sono valide “finchè non saranno esaudite le possibilità di fare ricorso”. Tutto da rifare, quindi? Forse. A capo della Federazione non c’è più Mosley, ma Jean Todt che, nonostante il rapporto di stima e amicizia con Briatore, non può annullare una sentenza che neppure il tribunale di Parigi ha cancellato. Nella sentenza, infatti, si legge che nella decisione di squalifica dei due “imputati” è stato commesso un errore di forma: “La Corte ha messo in discussione l’autorità della Fia di imporre una squalifica a Briatore e Symonds per motivi procedurali e perché non sono titolari di licenza Fia e, secondo la Corte, non sono quindi soggetti alle norme della federazione. La capacità della Fia di escludere coloro che intenzionalmente hanno messo la vita degli altri a rischio non è mai stato messo in dubbio”. La battaglia continua.
F.1, caso Briatore: la Fia passa al contrattacco
di 6 Gennaio 2010Commenta