F1: Button, Vettel, Schumi e la forma della testa di Hamilton…

Dopo due prove di campionato inizia a delinearsi la griglia “reale” dei contendenti al titolo che lo scorso anno fu di Jenson Button. Ma se il primo appuntamento in Bahrain aveva dato ragione ai tradizionalisti e il secondo appena terminato, aveva favorito le nuove leve, adesso rimane un solo punto certo: la cara e amata Rossa.

Alonso ha impiegato ben poco tempo ad ambientarsi e a conquistarsi la prima volta e, soprattutto, il cuore dei tifosi di Maranello. I 25 punti incamerati al primo colpo avevano fatto effetto (ma in fondo in fondo c’era riuscito anche il suo predecessore Raikkonen) mentre lascia ancora più sorpresi il buon piazzamento in Australia, sintomo di una condizione ottimale sia del pilota che della monoposto. Nulla da eccepire anche su Felipe Massa, al rientro dopo il lungo stop: il suo bottino di punti è congruo alle aspettative della vigilia, ossia alle aspettative di una seppur mascherata seconda guida. L’unica incognita per il Cavallino a questo punto sembra essere la resi dei motori: già sostituiti in tutte e due le tappe. I propulsori a disposizione sono 8 per tutto l’anno: basteranno?

Capitolo ragazzacci terribili: che Button (nonostante la carta d’identità) e Vettel (con loro anche Webber, seppur più “anziano”) fossero il presente del circus lo si sapeva già, che potessero imporsi in un mondiale pure (e lo ha dimostrato lo scorso anno l’inglesino con la Brawn GP): ma che potessero monopolizzare un campionato, mai. E infatti sono in buona compagnia.

Detto dai ferraristi, l’altro grande favorito era (ed è ancora?) Lewis Hamilton che per tenersi in allenamento ha provato a schivare cordoli anche fuori dal tracciato: peccato abbia trovato una cella a scacchi piuttosto che la bandiera. Il Ministro australiano glielo ha detto: “Testa di c…“, e pare che Hamilton sia ancora lì con il capo tra le mani. A capire quanto (parecchio, per l’episodio) ci sia di vero. Fuori dallo scherzo, il pilota della McLaren quest’anno non ha ancora piazzato una zampata vincente ma la lunghezza del campionato può sicuramente giocare a suo favore.

Discorso a parte merita Michael Schumacher. Chi pensava a lui come il nuovo fautore del “Veni, vidi, vici” si sbagliava di grosso, e non è solo un problema anagrafico. La sua Mercedes non sembra irresistibile e il suo compagno Rosberg, pur finendo finora sempre davanti al pluri iridato, non sembra nemmeno lui essere una carta da giocare sul tavolo dei pretendenti al titolo. Per il tedesco 41 primavere son tante, specie se portano con sè gli acciacchi del tempo. L’anno scorso aveva detto no al ritorno in Ferrari e qualche buon motivo doveva pure esserci stato. Il richiamo di Ross Brawn, però, dopo averlo convinto al rientro, non sembra garantirgli molti giorni di gloria.

Il resto dei partecipanti sembra essere relegato al ruolo di comparsa. L’esempio più fulgido sembra essere quello di Kubica che, senza una grossa macchina a disposizione, potrà contare solo sul suo talento per farsi valere nelle prime posizioni. Un gradino ancora più sotto Sutil e Barrichello. A distanza abissale trovano posto tutti gli altri, agglomerati in un gruppone dove non sembra cavarsi nulla di buono.

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