Per molti automobilisti ci potrebbe essere la necessità di compilare le famose schede carburante che garantiscono un risparmio sui costi del viaggio e sono utili per risparmiare sulla benzina. Il fisco però impone una serie di vincoli relativamente ai dati inseriti nella scheda e ai sistemi di pagamento.
La definizione di scheda carburante
Si tratta di un documento che va a sostituire la fattura e che permette di attestare, ai fini fiscali, l’acquisizione di carburante. La detrazione riguarda qualsiasi tipo di carburante e ogni tipologia di mezzi. La scheda carburante può essere compilata con cadenza mensile oppure trimestrale e deve essere annotata nel registro IVA acquisti dalle imprese che si avvalgono della contabilità semplificata, considerando che le stesse utilizzano i registri IVA per determinare il reddito di esercizio.
I dati da inserire nella scheda
La scheda carburante deve essere compilata inserendo una serie di dati. Innanzitutto quelli aziendali, ovvero nome, cognome, indirizzo completo e numero di partita IVA; indicazioni periodiche quali mese e anno di riferimento della scheda carburante; gli estremi del veicolo, tra cui targa o numero di telaio e i chilometri percorsi dal veicolo rispetto alla precedente scheda carburante, come da conta chilometri (vincolo non necessario per i professionisti); i dati del rifornimento, ovvero data, importo erogato, firma e timbro del rifornitore. Da tenere a mente che la scheda carburante dovrà essere conservata per tutto il periodo in cui potranno essere effettuati controlli fiscali.
Rispetto ai sistemi di pagamento diremo che il contribuente ha la facoltà di scegliere tra due modalità differenti per certificare gli acquisti di carburante: estratto conto o scheda carburante ma il sistema scelto deve essere adottato per tutto il periodo d’imposta e non è possibile, nello stesso anno, usare entrambe le formule.