I tagli di cui si era già parlato ieri, ci sono eccome. Con la piccola postilla dovuta al fatto che, anzichè attuarli nell’immediato, si intende scorporarli in unh lasso temporale più esteso, al fine di evitare traumi sociali e rivolte sindacali. Il piano presentato da Sergio Marchionne al governo tedesco per acquisire la Gm Europa ha quale obiettivo la riduzione graduale della capacità produttiva, senza chiusure a breve scadenza.
Stando alle indiscrezioni, i tagli dovrebbero raggiungere una quota pari al 22% che, a renderla in concreto, equivale alla chiusura definitiva di una linea di produzione ogni cinque. Almeno una la certezza: impossibile chiedere sovvenzioni e finanziamenti ai governi interessati. Nel cilindro di Marchionne, la soluzione più probabile sembra essere quella del cosiddetto air bag sociale, con l’utilizzo di misure come il blocco del turn over e gli ammortizzatori sociali. Ancora, la riduzione dei costi dovrebbe passare attraverso la realizzazione di marchi differenti sulle stesse linee auto. Intervistato dal quotidiano Economist, l’amministratore delegato della Fiat ha sottolineato l’importanza di chiudere in tempi rapidi:
“Bisogna muoversi in fretta perché così si riducono le spese generali e si parte prima con la realizzazione dei nuovi modelli. Se con Chrysler la convergenza sulle principali piattaforme produttive potrebbe avvenire entro il 2012, con Opel si potrebbe fare anche prima”.
Io credo che per Opel, non potendo restare nell’orbita G.M., convenga accettare la proposta di acquisizione della Fiat, anche se dovesse essere inizialmente meno vantaggiosa di quelle della MAGNA-STEYER e del Fondo d’Investimento americano, perchè con la Fiat la Opel avrebbe a disposizione il grande bagaglio tecnico e le risorse del Gruppo torinese per sviluppare e produrre i futuri modelli nei prossimi anni. Accettare la proposta della MAGNA o peggio ancora del Fondo d’Investimento, significherebbe restare a corto di capacità e risorse progettuali per sviluppare le auto del futuro . Un pò quello che è capitato ora alla Chrysler, di proprietà di un Fondo d’Investimento, che si è ritrovata, oltre alla crisi mondiale, con i cassetti dei progetti completamente vuoti e pur di disporre di capacità progettuali ha di fatto regalato un cospicuo pacchetto azionario a Fiat per disporre del “Know How” della Casa torinese.