Se un’auto risulta avere un difetto di fabbrica è normale che sia mandata indietro e che sia chiesta indietro una parte della somma versata in fase d’acquisto. È altrettanto normale che l’auto sia deprezzata e che quindi, quello che deve tornare indietro, è meno del previsto.
Il caso da cui tutta la storia prende le mosse è il difetto riscontrato nei veicoli GM che è stato la base di una serie di incidenti collegati a 124 vittime e 275 feriti. Il Costruttore ha già patteggiato 900 milioni di dollari nel processo penale legato ai decessi e 35 milioni di dollari di multa alla Nhtsa. Ha dovuto risarcire gli acquirenti dopo che la Corte d’Appello di Manhattan ha stabilito l’ammissibilità di centinaia di cause intentate per sinistri precedenti la bancarotta del 2009.
Trascurando i problemi finanziari per i quali si dovrà tornare presto in auto, adesso i proprietari di auto costruite dalla GM e richiamate per difetti ai blocchetti di accensione possono chiedere i danni per la perdita di valore dell’auto. Il giudice federale di New York infatti, ha stabilito che ci sarà un esame accurato di tutte le cause intentate dagli automobilisti contro il costruttore, in relazione al deprezzamento dei veicoli.
L’Associated Press ha raccontato allora che il giudice Jesse Furman ha deciso di accogliere alcune cause relative al valore delle vetture coinvolte nello scandalo dei blocchetti. Il caso risale al 2014 ma la querele va avanti e i casi dovranno essere discussi uno per volta nelle sedi opportune.
Non si discuterà in tribunale, invece, dei casi depositati dai proprietari delle vetture che non le hanno rimandate indietro ma hanno comunque provato a fare causa al costruttore insistendo sulla presunta “perdita di reputazione” subita dal Costruttore e dai suoi prodotti.