Il mondiale è un po’ più lontano per Hamilton che certamente sperava di avere la meglio sul compagno di squadra ma ora si trova a rimpiangere i tempi andati e ad elogiare quegli avversari che presto appenderanno il casco al chiodo.
Rassegnarsi sul fatto di non essere vincente è difficile soprattutto per leader come Hamilton che si sono visti sfilare il titolo da un compagno di squadra. In tutta questa storia va alla grande la Mercedes che comunque ottiene il titolo iridato. Strette di mano e voce bassa da Hamilton a Rosberg. Quest’ultimo sembra lanciato verso il titolo iridato ma al compagno di squadra non va giù. Se ne sono accorti tutti, Antonino Rendina in primis che ha dichiarato
E così un Hamilton senza mordente, sfibrato, s’è lasciato correre tra le curve di Suzuka senza crederci troppo, sfilato dagli altri in partenza e divorato dai dubbi, con quella manovra alla chicane frettolosa e non troppo lucida nei confronti di Verstappen, una specie di grido di disperazione in una sorta di simbolico passaggio di consegne, suggellato dalle parole pesanti come macigni di un Lauda che di fatto ha “assegnato” il titolo a Rosberg. Il Lewis dei mesi estivi, star cannibale del Circus, capace di ribaltare le carte in tavola e riprendersi di prepotenza la leadership iridata, il leone prepotente che umiliava il rivale in Austria, dopo l’estate ha lasciato il passo ad un Hamilton in “re minore”, di una tonalità più bassa, quasi dall’atteggiamento dimesso.
Hamilton, se riserva soltanto poche parole al compagno di squadra, lancia invece un sacco di elogi per Button che alla fine della stagione si ritirerà dalle corse. Lo definisce un grande pilota, di quelli che guardava da piccolo in tv nella speranza, un giorno, di poterlo imitare.