I dati parlano chiaro. Quello del car sharing è un boom che si propaga da molto tempo (almeno dal 2008), ma nel giro di sei anni il mercato dell’alternativa all’auto privata dovrebbe toccare la cifra fino a poco tempo fa inimmaginabile di 6,3 miliardi di dollari, coinvolgendo circa 12 milioni di utenti. Numeri, stando a una recente analisi, cinque volte superiori rispetto a quelli attuali.
L’aumento del sistema car sharing è stimolato da una molteplicità di fattori: dalla congestione delle città all’avvento delle app per smartphone (un esempio su tutti, Uber), dalla connettività delle automobili, ormai similissime a degli hot-spot semoventi, agli interessi delle nuove generazioni urbane, fruitrici come nessun’altra della tecnologia mobile e delle sue potenzialità anche negli spostamenti di ogni giorno. Per tutte queste ragioni, il settore cresce: da 2,3 milioni di utenti nel 2013, nel giro di sei anni si passerà a 12, mentre i ricavi, oggi pari a 1 miliardo di dollari, saliranno a 6,3.
Di necessità virtù
In ballo, tuttavia, ci sono anche questioni di natura economica. In un momento di profonda crisi, le spese per l’acquisto e la manutenzione di un’auto privata diventano sempre più proibitive. Ecco perché, secondo Navigant, l’accesso “facile e conveniente” dei servizi car sharing (ad esempio quello di ZipCar, con 810 mila membri e più di 10 mila veicoli, oppure Car2go di Daimler) continua ad essere appetibile per gli automobilisti più giovani. In più, come ha spesso dichiarato l’analista Lisa Jerram, il car sharing è considerato, sia a livello pubblico che privato, alla stregua di un sistema efficace “per ridurre la congestione e le emissioni”.
You mean I don’t have to pay for expert advice like this anr?yoem!