Il settore automobilistico è uno dei principali campi lavorativi del mondo. Come diceva una famosa frase di un ex presidente americano, ciò che va bene alla General Motors va bene per l’America (ripresa qualche anno dopo per la Fiat in Italia). Ed infatti finché il settore galoppava, non si conosceva crisi economica. Ma col settore delle auto che ha cominciato a frenare negli ultimi decenni, l’economia non è più stata molto stabile, e così in un periodo così grave come quello che stiamo vivendo oggi quello che più è con le gomme a terra è proprio il settore automobilistico, nel quale sono messi a rischio decine di migliaia di posti di lavoro.
L’allarme l’aveva lanciato già Marchionne qualche giorno fa: se non si fa qualcosa rischiamo di chiudere. E così l’Unione Europea si è svegliata dal suo torpore ed ha annunciato aiuti al settore automobilistico. Di preciso non è stato specificato nulla, ma a quanto pare dovrebbe trattarsi di agevolazioni fiscali visto che si parla di tagliare i costi alla produzione. La cattiva notizia è che, nonostante le nuove regole servano in fretta, l’incontro con gli addetti al settore è stato stabilito per il prossimo 6 giugno, tra due mesi e mezzo!
Stiamo elaborando una strategia europea di sostegno per il settore dell’auto per dare il via a un vero piano d’azione che riduca i costi per le case di produzione. Se si vuole impedire la chiusura di stabilimenti bisogna esplorare anche nuovi mercati e nuove realtà, come Sud America, Cina, India e Stati Uniti.
IDEE DIVERSE – Queste le parole del vicepresidente della Commissione Ue e responsabile dell’Industria, Antonio Tajani. Prima di agire bisogna capire quali sono le esigenze aziendali. Ad esempio la Volkswagen va nella direzione esattamente opposta a quella di Fiat. Secondo la casa tedesca il problema non è l’eccesso di capacità produttiva, ma la bassa produttività; secondo il top manager della Ford invece non sarebbe un dramma chiudere gli stabilimenti europei (chissà perché non ha parlato di chiudere quelli americani). Una cosa su cui tutti sembrano d’accordo però è la normativa ambientale troppo stringente. Per questo sembra che il primo passo sarà di rimandare l’entrata in vigore, prevista per il 2014, della legislazione sull’Euro 7. Costa troppo e le case produttrici europee non sono pronte per sostenere questi aggiornamenti.
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