Casa Volvo ha ipotizzato di riuscire a vendere tra le 430mila e le 440mila vetture durante l’anno 2011 (i conti precisi si faranno dopo la conclusione), registrando così un netto miglioramento rispetto al risultato dell’anno precedente, il 2010, quando l’azienda svedese ha venduto “solo” 374mila automobili. Da dove viene tutta quest’euforia? L’Amministratore Delegato di Volvo, Stefan Jacoby, ha sottolineato, nel corso di un’intervista, che il costruttore non sta risentendo della crisi e che Volvo ha già raccolto tanto ordini quanti ne servono a riempire le linee produttive sino alla prossima primavera (i migliori mercati? Scandinavia e Germania). Ecco perché il marchio ha deciso di incrementare il numero di operai addetti all’assemblaggio dei modelli della gamma. Di quanto?
La casa automobilistica Volvo, ha spiegato il manager, intende portare il proprio volume di vendite annuale sino ad un livello pari a 800mila vetture entro e non oltre il 2020: per farlo avrà bisogno di dieci mila nuove persone, che andranno ad aggiungersi alle ventiquattro mila che già lavorano alle catene di produzione dell’azienda (così ripartite: 16.000 in Svezia, 5.000 in Belgio, 1.000 in Cina e 2.000 in altri Paesi del mondo). Entro il 2020 la forza lavoro di Volvo aumenterà sino a 33mila, forse 35mila persone.
Dopo l’acquisto da parte della società cinese Geely, avvenuto nel corso dell’anno 2010, la casa automobilistica Volvo ha previsto di costruire due nuove fabbriche in Cina: la prima sarà pronta a Chengdu nel corso dell’anno 2013 e necessiterà di tre mila nuovi addetti, ma Jacoby (il manager di cui parlavamo poche righe fa) spera che il governo cinese approvi il secondo stabilimento prima della conclusione del 2011. In Cina, infatti, il marchio nordeuropeo prevede di vendere, entro il 2020, circa 200mila vetture ogni anno, 150mila delle quali saranno costruite proprio a Chengdu: un volume ambizioso, non c’è che dire, se solo si pensa ch
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